SINDROME DA INSODDISFAZIONE CRONICA.

L’insoddisfazione cronica è uno stato mentale che si manifesta principalmente con due sintomi: non essere mai soddisfatti di sé stessi e non essere mai soddisfatti di quello che si ha intorno. Nella maggior parte dei casi, i pazienti fanno fatica a trovarne l’origine, ma riferiscono uno stato più o meno costante nella loro vita che li porta a essere demotivati, annoiati e di cattivo umore. Insomma, si tratta di un “mal di vivere” profondamente radicato, difficile da definire, ma altrettanto difficile da superare, che a tratti può divenire anche invalidante.

 Questo stato ha di solito origini lontane, che rimandano alle prime esperienze relazionali, dove si forgiano le immagini di sé, degli altri e del mondo circostante. Per capire, e quindi gestire, questa insoddisfazione bisogna quindi scavare nel passato dei nostri pazienti, andando a capire quali sono le convinzioni su sé stessi e sugli altri che queste persone hanno potuto creare e che li influenzano ancora oggi, nel loro presente, facendoli sentire a tal punto insoddisfatti. Il tempo, non guarisce tutte le ferite. Anzi, se le esperienze negative del passato non vengono adeguatamente rielaborate, perché il meccanismo fisiologico di elaborazione delle informazioni si inceppa a causa dell’eccessivo stress, generano pensieri negativi sul sé e reazioni automatiche di insoddisfazione e di noia che sono alla base di quel “mal di vivere” che, sempre più spesso, porta i pazienti in terapia.

 L’insoddisfazione è la sensazione generata dalla frustrazione dei nostri bisogni e desideri irrealizzati, un senso di mancanza, un gap tra ciò che vorremmo provare e ciò che proviamo. L’insoddisfazione è l’assenza o la scarsa presenza di piacere nella nostra vita. Le principali forme di insoddisfazione sono collegate alla natura dei bisogni umani: 

  • non sentirsi realizzati nei ruoli professionali e in quelli privati
  • non sentirsi importanti
  • non sentirsi amati o di appartenere
  • non avere una vita stimolante e varia
  • non soddisfare i bisogni primari (sessuali, deprivazione sensoriale etc.)

   le cause principali che ci portano a essere insoddisfatti sono: 

  • un problema invalidante ci impedisce di inseguire le nostre ambizioni
  • modelli educativi inadeguati (spesso i genitori ma anche la società, la televisione) che hanno programmato le nostre credenze con pochi permessi e molti divieti
  • un ambiente poco stimolante
  • un ambiente troppo competitivo
  • carenza di capacità o conoscenze che ci renderebbero possibile la soddisfazione dei nostri desideri

Tutto questo porta molte volte ad un aspro conflitto tra la nostra parte razionale e quella emotiva e sensoriale, il nostro cervello primitivo. Quando ci viene proibito (da parti di noi o da altri) o reso difficoltoso e addirittura inaccettabile il poter gratificare le nostre voglie, i nostri piaceri, ecco che spunta l’insoddisfazione. Essa si trasforma in patologia quando il conflitto non viene risolto attraverso i tentativi messi in atto, consapevoli o meno, e questi, pur non funzionando, vengono reiterati nel tempo invece che interrotti e sostituiti. 

Talvolta la problematica deriva dal non riuscire ad accettare l’effettiva impossibilità di soddisfare un bisogno che poteva essere pienamente soddisfatto solo in un dato tempo e luogo, in primis la carenza di cure parentali in tenera età, e dall’incapacità di affrontare il profondo dolore di questa evidenza. Quando l’insoddisfazione non viene riconosciuta spesso le sue manifestazioni patologiche assumono la forma di somatizzazioni che spesso possono essere confuse per altri tipi di disturbi. Le somatizzazioni possono andare da forme simili ad attacchi di panico, a paralisi parziali, attacchi epilettici, gastriti etc. in questi casi parliamo di isteria o sindrome da conversione. bisogna considerare che i sintomi fisici per lungo tempo sperimentati possono tradursi in patologie severe a carico dell’organismo. 

Spesso si giunge dallo psicologo dopo svariati controlli medici e tentativi di cura falliti. Può tradursi in depressione se si giunge alla rinuncia del raggiungimento delle proprie soddisfazioni e piaceri, assumendo la posizione della vittima. Altre vie di fuga disfunzionali dall’insoddisfazione sono l’abuso di sostanze. La terapia dovrà pertanto lavorare in questi casi sia a livello del sintomo, spesso veramente invalidante, che sul guidare ed educare la persona alla concessione dei piaceri per tanto tempo negati. In conclusione, ricordiamo che una quota di insoddisfazione è fisiologica nell’essere umano. Potremmo dire che il paradosso dell’essere umano è quello di potersi sentire soddisfatto solo quando è anche un pò insoddisfatto in quanto solo così ci è possibile evolvere costantemente.


Dott. David Cardano