Tutti abbiamo dovuto affrontare l'impatto di un "no", in un modo o nell'altro, e magari anche con sofferenza. Accettare il rifiuto non è mai semplice. Eppure, così come è importante imparare a dire di no quando è necessario, allo stesso modo, accettare un NO è una capacità fondamentale per saperci comportare da adulti responsabili. Il rifiuto fa male e accettare un "no" non è affatto semplice. Il RIFIUTO può creare problemi anche da parte di persone che conosciamo molto poco.
il rifiuto può arrivare a generare OSSESSIONI. Questo perché ciò che ci è stato negato si trasforma nel “frutto proibito” che vogliamo a tutti i costi. Per questo “frutto del desiderio” siamo anche disposti a sacrificare il nostro equilibrio psicologico. Tutto ciò accade (ed io stesso nel mio lavoro l’ho sovente rilevato) quando una persona viene respinta da qualcuno che ama. Ecco come nasce lo STOLKING e i comportamenti violenti o estremi.
DEFINIZIONE FUNZIONALE DEL RIFIUTO E MODALITA' EFFICACE DI INTERPRETARLO.
Il rifiuto è una cosa che riguarda l’altra persona, non significa nulla, esprime semplicemente la percezione di quella persona in quel momento, i suoi interessi e le sue priorità. Il rifiuto ci fornisce semplicemente le informazioni sul puto di vista dell’altra persona o sulle circostanze che sta vivendo e del suo attuale stato d’animo.
Non significa nulla su chi tu sia o su quanto tu sia bravo, valido, competente. Al contrario rivela semplicemente che il punto di vista dell’altra persona non approva te in quel momento e non è interessato a ciò che tu offri in quel momento e si basa su questi elementi per fare le sue valutazioni
ESEMPIO: quando un cameriere propone un dolce al commensale, il commensale potrebbe rifiutare quel dolce. Se il cameriere si offende, si sente a disagio, crede di non saper fare il suo lavoro o di non piacere al commensale ecc…commette un errore. Il commensale sta semplicemente rifiutando la sua proposta relativa al dolce e non ha nulla a che vedere che la struttura di personalità profonda .
ATTENZIONE:
Rifiutare l'idea di essere stati rifiutati (perdona il gioco di parole) non è il modo giusto per affrontare la situazione. In questo modo non fai altro che allontanare il problema, anziché risolverlo e non imparerai mai ad accettare il rifiuto.
COSA FARE ?
Prendi coscienza di ciò che ti è accaduto, rielabora con calma la situazione nella tua mente e analizza, punto per punto, il flusso degli eventi. Soltanto in questo modo potrai realmente comprendere cosa ha scatenato in te la reazione negativa. Perché, insomma, il rifiuto ti ha fatto stare tanto male. Nessuno di noi vorrebbe mai star male, sentirsi ferito e provare rabbia. Ma talvolta è un male necessario e non dovresti mai opporre resistenza, bensì lasciar fluire le emozioni che attraversano il tuo cuore. Naturalmente ciò non significa lasciarsi andare a una furia impetuosa che travolge tutto ciò che ti sta attorno: non farebbe altro che centuplicare la negatività che ti attanaglia.
Cosa fare se una persona ci rifiuta?
Concederci il tempo per stare male. Elaborare il dolore ed elaborare il rifiuto (anche facendosi aiutare da professionisti) al fine di giungere a farcene una ragione. Strategie poco efficaci ma molto utilizzate sono quella di cercare di “non pensarci” facendo finta di niente o quella di continuare a rimuginare sul rifiuto ricevuto. Tutto ciò non fa altro che peggiorare la situazione. Lottare con il dolore, cercare di evitarlo, farà durare la nostra sofferenza ancora di più
Cosa accade quando vieni rifiutato in amore?
L'amore non corrisposto è un'esperienza molto dolorosa. Spesso provoca sentimenti di vuoto e sofferenza poiché è collegata all'esperienza di rifiuto. Si tratta di vivere una storia dove dall'altra parte la persona non ricambia gli stessi sentimenti e questo può generare dispersione di molte energie vitali.
Cosa genera il rifiuto? Come comportarsi ?
Diversi studi concordano nell’affermare che un rifiuto può generare 5 danni psicologici:
Anziché lasciarti devastare e abbattere dal dolore del rifiuto, chiediti cosa puoi migliorare di te stesso\a e cosa puoi imparare da questa esperienza. Guarda sempre in avanti e non fermarti! Guardalo per ciò che è: essere rifiutati è solo una parte inevitabile della vita dopotutto, qualcosa che tutti affrontiamo, anche le persone che ci sembrano inossidabili e che hanno raggiunto le vette del successo. Quindi la prossima volta che vieni rifiutata per un appuntamento o quando non ottieni il lavoro per cui ti sei tanto preparata, ricorda a te stessa il "no" è una possibilità da mettere in conto. Il dolore emotivo che proviamo quando veniamo rifiutati può interferire negativamente anche con il nostro benessere psicologico più in generale. Il rifiuto infatti ha effetti non solo sulle nostre emozioni, ma anche sui nostri pensieri e comportamenti.
Ecco alcuni esempi:
• paure circa il proprio futuro
• perdita di autostima
• evitamenti
• fobie
• abbassamento dell'umore
• sentimenti di rivalsa
• in casi estremi il soggetto può avviare comportamenti di abuso psicologico o fisico su altri.
Da dove nasce la paura del rifiuto?
Il fattore scatenante sembra essere da un lato la frustrazione derivata dall'impossibilità di spiegarsi lo stato emotivo dell'altro e dall'altro una bassa autostima che porta ad un senso di inadeguatezza molto forte. Oltra al fattore scatenante abbiamo fattori generanti la paura del rifiuto che derivano dall’ambiente, dalle esperienze, dai comportamenti dei genitori e da fattori sociali di varia natura. Il senso di colpa e l'insicurezza influiscono nella nostra vita in modi di cui spesso neanche ci rendiamo conto.
Quando senso di colpa e insicurezza sono presenti in quantità massiccia basta un NO per scatenare in noi un turbinio di sensazioni negative che ci spingono sempre più nel baratro. Questo baratro ci porta fino a pensare che non vale la pena mettersi in gioco e provare a ottenere ciò che si desidera perchè tanto arriva il rifiuto. E così non ci si prova neanche. L'essere respinti e il dolore fisico vanno di pari passo. Le esperienze di rifiuto e quelle in cui proviamo un dolore fisico vengono esperite attraverso circuiti molto simili nel nostro cervello. Si attivano le stesse aree cerebrali quando ci troviamo in una situazione di rifiuto o sentiamo un dolore fisico. Nonostante il forte impatto del rifiuto è tuttavia possibile alleviare le ferite inflitte dall’esperienza del rifiuto, questi processi non sono facili da compiere.
Perché fa male il rifiuto?
Più profonda è la ferita del rifiuto, maggiore sarà il rifiuto verso sé stessi e verso gli altri. Questo è un atteggiamento che potrebbe nascondersi sotto forma di vergogna. Inoltre si manifesterà una maggiore tendenza alla fuga. La fuga sarà però una maschera per proteggersi dalla sofferenza generata dalla ferita del rifiuto.Ragionare in questi termini ci allontana però dalla soluzione. Se si desidera veramente accettare il rifiuto è necessario prima di tutto accettare il proprio dolore, prendere consapevolezza della nostra rabbia, far emergere ciò che proviamo nel nostro cuore e mettere da parte la sensazione disfunzionale che ci fa pensare di essere fuori posto e\o sbagliatI.
Quando il rifiuto si trasforma in ossessione?
Quando qualcuno ci comunica un "NO" (in qualsiasi ambito di vita) è naturale stare male. Siamo esseri umani e in quanto tali siamo spinti dall’istinto primordiale di sperimentare legami e connetterci con gli altri. E’ punto focale è il modo in cui impariamo a concepire tali legami e a sviluppare relazioni con gli altri. Queste modalità quando sono disfunzionali spesso ci spingono a promuovere stili di attaccamento insicuri e che ci fanno sentire inadeguati.
Quanto fa male il rifiuto? RICONOSCI (E ACCETTA) IL DOLORE DEL RIFIUTO. Riuscire ad accettare il rifiuto è un'opportunità, anche se inizialmente in preda al dolore e alla rabbia non te ne rendi conto. Ne puoi trarre un preziosissimo insegnamento, che tutte noi dovremmo scolpire nella mente e nel cuore: un "no" non può (e non deve) fermarti. Sovente non riusciamo ad accettare un rifiuto semplicemente perché ci sentiamo sbagliati e fuori posto, pieni di difetti e qualità che non vanno bene. Tutto ciò ci porta a pensare che se le persone non ci vogliono e non ci accettano è colpa nostra.
Siamo noi ad avere qualcosa che non va o ad avere fatto qualcosa di male. Tutti punti di vista e deduzione sovente errate. Una capacità è quella di imparare ad accettare il rifiuto e capire che non è la fine di tutto, anzi, può renderci più forti e capaci di affrontare al meglio tutte le esperienze che verranno. Fondamentale è entrare nell'ottica che il rifiuto fa parte della vita, che è una sofferenza inevitabile e quindi è utile e necessario imparare a gestirlo.
NEUROSCIENZA DEL RIFIUTO 1. Studi di risonanza magnetica funzionale hanno mostrato come, quando sperimentiamo il rifiuto, si “accendono” nel cervello le stesse aree che sono coinvolte quando proviamo del dolore fisico. In realtà il rifiuto ha rappresentato una funzione vitale nella nostra evoluzione. Se il nostro discendente fosse stato ostracizzato dalla propria tribù infatti, il suo allontanamento avrebbe rappresentato una sorta di condanna a morte. Da solo non sarebbe sopravvissuto a lungo! Ecco perché, secondo gli psicologi evolutivi, il nostro cervello ha sviluppato un sistema di pre-allarme per allertarci quando siamo a rischio di esclusione. In questo modo infatti possiamo “correggere” il nostro comportamento, non essere più allontanati dalla nostra tribù e guadagnare così un vantaggio evolutivo. Questo spiegherebbe anche perché: 2. Riviviamo più vividamente l’esperienza del dolore sociale rispetto a quella del dolore fisico. La memoria da sola infatti non è in grado di elicitare il dolore fisico, ma se dovessimo provare a rivivere un’esperienza di rifiuto, saremmo inondati dagli stessi sentimenti che provavamo in quel preciso momento. Il nostro cervello dà una priorità alle esperienze di rifiuto, fondamentalmente perché siano “animali sociali che vivono in tribù”. 3. Il rifiuto destabilizza il nostro “bisogno di appartenenza” e proviamo un profondo dolore emotivo. Riavvicinarci a coloro che ci amano, ci accettano, con cui sentiamo forte affinità e che apprezziamo, ci permette di lenire il dolore emotivo provato. Sentirsi soli e rifiutati, ha un impatto anche sul nostro comportamento… 4. Il rifiuto crea ondate di rabbia e aggressività. Nel 2001 il Surgeon General degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto affermando che il rifiuto rappresenta un rischio maggiore per la violenza adolescenziale rispetto alla droga, la povertà, o l’appartenenza a bande. Sparatorie nelle scuole, la violenza contro le donne e lavoratori licenziati sono altri esempi del forte legame tra il rifiuto e l’aggressività. Tuttavia, gran parte della rabbia e dell’aggressività suscitata dal rifiuto è anche auto-diretta… 5. L’essere rifiutati mina infatti la nostra autostima: pensiamo di essere “in difetto”, “colpevoli” e inadeguati, ma ciò acuisce solo il nostro dolore emotivo rendendo più difficile reagire al rifiuto. Prima di incolpare se stessi, è bene infatti tenere a mente che… 6. Il rifiuto abbassa temporaneamente il nostro quoziente intellettivo. Uno studio ha dimostrato come basti chiedere a degli individui di ricordare una recente esperienza di rifiuto e sottoporli successivamente a dei test d’intelligenza, per ottenere punteggi significativamente inferiori, in particolare per quanto concerne la memoria a breve termine e le abilità di decision making. E’ un po’ come dire che il rifiuto non ci permette di essere mentalmente lucidi… 7. Il rifiuto non risponde alla ragione. In un esperimento, alcuni individui sono stati rifiutati da degli “estranei” che in realtà erano d’accordo con i ricercatori. Sorprendentemente, anche dopo aver spiegato ai partecipanti che gli estranei erano dei complici (e che quindi non li avevano in realtà rifiutati), ciò non alleviava il dolore emotivo provato. CONCLUSIONI Se una persona ha sperimentato il rifiuto fin dall’infanzia (ferite dell’anima) si può trovare in difficoltà nel gestire le relazioni, i distacchi e i momenti di disaccordo e di allontanamento emotivo. Per affrontare le ferite causate dal rifiuto in modo efficace dobbiamo affrontare nel tempo ciascuna delle nostre difficoltà psicologiche. E’ necessario fare un percorso per lenire il nostro dolore emotivo, ridurre la nostra rabbia e aggressività, proteggere la nostra autostima e autoefficacia e infine rendere stabili il nostro bisogno di appartenenza. Dott. David Cardano