LA MUSICA:  ALIMENTO PER MENTE E CORPO VERSO UN INVECCHIAMENTO MIGLIORE

LA MUSICA:  ALIMENTO PER MENTE E CORPO VERSO UN INVECCHIAMENTO MIGLIORE 

Oggi viviamo immersi in suoni e rumori da quando ci alziamo a quando andiamo a letto. In realtà il suono ci accompagna anche quando siamo nel silenzio, se consideriamo che l’universo ha un suo suono di sottofondo registrato proprio dagli astronomi, attraverso potenti radiotelescopi. Quando iniziamo a parlare di musica, iniziamo ad inserire la soggettività. Proviamo a pensare come ognuno di noi vive un suono/rumore, una musica, una canzone, cosa smuove dentro ad ogni individuo e che emozioni richiama, immagini, ricordi, ed esperienze di vita. Basti pensare che ci sono persone per le quali il rumore di un motore di Formula 1 risulta fastidioso al punto da ritenerlo disturbante; d’altro canto un appassionato arriva a percepire il suono del motore di una Ferrari al massimo dei giri, come musica per le sue orecchie.

 Tornando ad una visione più classica della musica, e cioè quella fatta da note, pause e strumenti musicali, possiamo affermare e confermare il suo grande potenziale propulsivo verso il benessere e il “mantenimento della gioventù”. La musica attraverso le sue melodie, i timbri dei vari strumenti, i ritmi e, da non sottovalutare i testi quando ci sono, è in grado di mettere in movimento l’unità corpo-mente. Già, proprio unità corpo-mente, in quanto dal momento che siamo una cosa sola che comunica a vari livelli con interscambi chimico-fisici, attivazioni ormonali e di neuro trasmettitori che a loro volta mettono in funzione muscoli, ossa, sistema circolatorio etc. nel loro insieme, questo ci permette di parlare di “UNITA’” a pieno titolo. 

Per molte persone il momento di chiusura di quel capitolo di vita chiamato lavoro, ed in particolar modo per chi non ha coltivato interessi, hobby o attività alternative atte a dare un senso qualitativo al proprio tempo, rappresenta una linea di demarcazione fra la vita precedente piena di impegni, a volte anche troppi, ed il presente fatto di un nuovo quotidiano costellato di fatica a trovare “motivi”. Questo può portare l’individuo, dopo un momento di recupero psicofisico fatto del piacere di riposarsi, a non trovare più le giuste motivazioni, i giusti stimoli per una vita attiva, fino al punto di lasciarsi andare che, nel peggiore dei casi, può condurre a quel senso di vuoto e inutilità tipiche della depressione ed infine causare patologie vere e proprie. Uno degli aspetti più noti dell’attività fisica è il suo potenziale corroborante nel mantenimento del corpo al meglio delle sue condizioni, anche nella fase di invecchiamento. 

L’esercizio fisico implica un’attività sinergica di tutti gli apparati: muscolo-scheletrico, cardiocircolatorio, respiratorio, cognitivo-comportamentale e, ultimo ma non ultimo, relazionale, creando quello spazio di nel quale la musica diviene elemento terapeutico. In questa fase della vita, frequentare sale da ballo può diventare l’elemento ambientale che genera la svolta in una situazione disfunzionale; anche se ciò rappresenta un impegno dato dal frequentare un corso di ballo. Ballare genera movimento e mette in azione tutto l’“elemento uomo”, inteso sia come fisico che mentale. Allo stesso modo, e per lo stesso principio, consideriamo altrettanto significativo suonare uno strumento musicale o il canto. Se in primis prendiamo in considerazione l’aspetto dell’attività fisica, si può notare come il movimento previsto nel ballo, a prescindere dai vari stili, nel suonare uno strumento oppure nel cantare, vada ad azionare il sistema muscolo scheletrico in ognuna di queste situazioni. 

Ciò consente e agevola il mantenimento del tono e del trofismo muscolare, mentre la parte scheletrica gode della produzione degli elementi lubrificanti delle articolazioni che permettono di limitare il processo artrosico - elemento fisiologico di invecchiamento - consentendo alle cartilagini e alle membrane sinoviali di continuare la loro azione fisiologica. L’intervento del sistema cardiocircolatorio e respiratorio, permette che tutto ciò avvenga in modo attivo e benefico, ed è in tal modo che arriva ai muscoli il giusto apporto di sangue ossigenato. E’ così che una sala da ballo, una sala prove di canto o un’orchestra si trasformano in una sorta di palestra. Spesso l’ascolto della musica in queste situazioni, permette alla persona di ancorarsi a momenti del passato e a vissuti della gioventù, e risvegliare ricordi piacevoli che portano a riprovare sensazioni positive che, al contrario, vivendo davanti ad una televisione non sarebbero probabilmente emerse. 

E’ qui che entra in gioco quello che potremmo definire il Direttore d’orchestra dell’essere umano che si chiama cervello. L’ascolto della musica attiva a livello neuronale, i sistemi audiovisiomotori che poi si trasformano in movimenti. E’ in questa fase che si attiva il circuito del piacere e della ricompensa. L’esperienza attiva la VTA (area tegmentale ventrale) producendo dopamina va a stimolare zone come ad esempio amigdala e corteccia cingolata anteriore (emozioni), ippocampo (memoria) e corteccia prefrontale (ragionamento e pianificazione). L’attivazione di questo sistema si può avere con l’azione ma anche semplicemente attraverso l’idea. Ciò porterà alla ricerca di ripetizione dell’esperienza piacevole sperimentata. Dopo aver evidenziato quale sia il beneficio dell’attività fisica e sociale svolte nell’ambito di attività di gruppo, è bene vedere alcuni esempi legati a patologie neurologiche. Alcuni esperimenti svolti da Schneider e altri (2007) e Altennueller e altri (2009) in presenza di emiparesi da ictus, hanno dimostrato come suonare uno strumento, anche come approccio iniziale, ma con continuità, porti ad una qualità migliore nel recupero della mobilità rispetto a chi segue un percorso tradizionale. 

Esami di neuroimmagini hanno evidenziato che questa pratica porta a neuroplasticità del circuito uditivo sensomotorio. Una delle patologie dell’anziano che spaventa di più è la demenza. Anche in questo caso, esperimenti fatti dimostrano che la musica può essere di supporto per difendersi da questo problema e prevenirla o attenuarla. Balbag e altri (2014) hanno dimostrato l’effetto protettivo verso la demenza derivante dal suonare uno strumento musicale. Analizzato 435 coppie di gemelli, a prescindere dal livello culturale, sesso e dalla condizione fisica, coloro che da adulti o anziani suonavano uno strumento musicale, avevano ridotto la probabilità di problemi cognitivi e di demenza del 64% rispetto ai loro fratelli/sorelle. In presenza del morbo di Parkinson, patologia che vede compromessa la capacità volontaria dell’avvio del movimento, la musica può diventare uno stimolo terapeutico. 

L’ascolto, ad esempio, di una marcia musicale o il ticchettio di un metronomo permette di stimolare direttamente la corteccia premotoria laterale; così abbinando il passo al ritmo, porta a miglioramenti motori, velocizzando il passo e aumentando l’ampiezza dello stesso. Per Dalla Bella (2015) i risultati sopra riportati sarebbero l’esito di meccanismi cerebrali compensatori che riguardano il circuito cerveletto-talamo-corteccia. Per concludere: la globalità del coinvolgimento dell’unità mente-corpo che la musica può attivare, mettendo in funzione energie interiori, può essere la “medicina” naturale che permette una qualità di vita, nella terza e quarta età, migliore. Un migliore benessere fisico, una migliore attività mentale, vita relazionale intensa sono le pillole naturali contro il rischio di depressione e decadimento cognitivo. 

Pertanto ballare, cantare e suonare può essere il vero elisir di lunga vita!

Dott. Massimo Maroncelli